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Il tema energetico

I mass media ne parlano ampiamente ogni giorno: siamo nel pieno di una crisi ambientale di condizioni colossali, e i maggiori responsabili siamo noi uomini con le nostre attività produttive.

I livelli di CO2 nell’atmosfera hanno accentuato il cosiddetto “effetto serra” che sta gradualmente aumentando la temperatura del pianeta, con la conseguenza di stagioni sempre più estreme, con estati caldissime e inverni caratterizzati da piogge violente che causano frane, allagamenti e smottamenti. A farne le spese non siamo solo noi in termini di vite umane e danni a cose e persone, ma tutto l’ecosistema, con l’estinzione di alcune specie di animali e la riduzione del numero di insetti, fondamentali a sorreggere la vita del pianeta.

La situazione attuale

Dati alla mano: su tutto il pianeta Terra siamo arrivati a circa OTTO MILIARDI di abitanti (nel 1950 se ne contavano circa un terzo), durante l’anno appena trascorso sono state prodotte 33 gigatonnellate di CO2 nell’atmosfera, che in parte vengono assorbiti da foreste e oceani e in parte contribuiscono all’aumento dell’effetto serra.

Il grosso problema è che in alcune parti del mondo, per fare spazio a coltivazioni intensive, vengono persi ogni anno ettari di bosco e foresta; queste immense aree verdi fungono da polmone naturale per l’assorbimento di CO2, regolando di conseguenza il quantitativo di ossigeno utile alla nostra sopravvivenza.

Alcuni scienziati hanno fatto dei calcoli sulla soglia massima di CO2 che ci permetterà nel prossimo decennio di restare entro la soglia di 1,5°C di innalzamento medio della temperatura del Pianeta. Questo valore viene chiamato il “Carbon Budget”.

Per sensibilizzare la popolazione ad un uso oculato delle risorse è stato creato un countdown denominato il “carbon clock”, che serve a monitorare quanto tempo manca al superamento della soglia del carbon budget, cioè la quantità massima di CO2 che possiamo ancora produrre nei prossimi anni.

Cosa possono fare le aziende

In ambito Business di recente si stanno affermando le Società Benefit, che sono società dal duplice scopo: quello di fare profitti e produrre un impatto positivo sulle comunità e sul pianeta.

A livello giuridico cambia soltanto la definizione sociale, ma è un ottimo strumento per misurare, monitorare e migliorare quei fattori che possono portare ad una riduzione dei costi e del dispendio di energia.

Tra le principali operazioni che possono essere messe in atto per uffici e impianti produttivi si annoverano:

  • Efficientamento energetico degli edifici con lavori di coibentazione, sostituzione di infissi e risanamento di eventuali aree insalubri;
  • Riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento e la climatizzazione, installando apparecchiature di nuova generazione con ridotto consumo energetico e maggior efficienza:
  • Miglioramento degli impianti elettrici, idrici e termici, per arginare eventuali perdite e dimensionarli alle attuali necessità;
  • Installazione di pannelli fotovoltaici;
  • Stipulare contratti di fornitura di energia prodotta in prevalenza da fonti rinnovabili;
  • Installare dispositivi IoT per monitorare la qualità dell’aria, la temperatura dei locali, segnalare eventuali anomalie negli impianti o se ci sono porte e finestre aperte, che lasciano entrare caldo o freddo (a seconda della stagione) dall’esterno.

La spinta maggiore per avviare un’inversione di tendenza all’utilizzo di risorse e alla produzione di anidride carbonica deve partire proprio da uffici, aziende e impianti produttivi, che spesso utilizzano processi poco ottimizzati, macchine da produzione obsolete, strutture non votate al risparmio energetico e comportamenti di collaboratori e dipendenti ancora poco indirizzati al raggiungimento di un obiettivo comune.

Ridurre gli sprechi, differenziare i rifiuti, utilizzare materie prime provenienti da fonti sostenibili o da materiale riciclato, incentivare la crescita e la manutenzione di aree verdi, migliorare l’efficienza energetica degli uffici e dei luoghi di lavoro e formando il personale alle best practice in materia di sostenibilità sono solo alcuni passi che permettono una crescita ad impatto ridotto.

Cosa possono fare i dipendenti e i privati

I dipendenti possono attenersi a poche semplici regole per ridurre il loro impatto sul pianeta.

Come appena detto, le aziende possono in qualche modo formare i dipendenti ad un comportamento oculato nella gestione delle risorse e dei rifiuti, in modo da ridurre i consumi e gli sprechi. Ma è importante che ognuno di noi faccia la propria parte anche tra le mura domestiche.

Se necessario, è possibile mettere in atto delle iniziative per cercare di coinvolgere i collaboratori ad uno stile di vita ad impatto ridotto, erogando benefit aziendali o permessi sul lavoro, in modo da innescare un meccanismo virtuoso che possa portare vantaggi su tutti i fronti.

Il luogo di lavoro

Visto che durante la pandemia di Covid-19 molte aziende hanno scoperto la possibilità di svolgere il lavoro da remoto, sarebbe utile utilizzarlo come metodo principale opppure adottando un sistema ibrido con sporadiche presenze in azienda in determinati giorni della settimana.

In questo modo i lavoratori potranno ridurre la loro presenza in ufficio diminuendo gli spostamenti. I più audaci preferiranno i mezzi pubblici a quelli privati, o addirittura la mobilità sostenibile, come raggiungere il lavoro a piedi o in bicicletta, per ridurre l’utilizzo di combustibile fossile e migliorare anche la propria salute.

Qualora non ci fosse il bisogno della presenza fisica, alcune mansioni possono essere svolte totalmente da remoto o in smart working: questo porta sia alle aziende che ai dipendenti un forte risparmio in termini economici e di consumo di risorse, spesso migliora anche la produttività dei singoli individui e vengono ridotti al minimo gli spostamenti, riducendo il traffico cittadino.

Quest’ultimo punto può essere anche utile per delocalizzare le affollate città e ripopolare i piccoli borghi per bilanciare la distribuzione demografica sul territorio.

Inoltre, grazie alla delocalizzazione delle risorse, le aziende possono attingere ad un numero maggiore di talenti sparsi su tutto il territorio nazionale (o globale), guardando oltre i confini territoriali ed evitando di costringere giovani e meno giovani a lasciare le periferie o i piccoli comuni.

Cosa fanno le grosse aziende

Ci sono dei colossi internazionali che già da anni si muovono per ridurre al minimo il loro impatto sul pianeta, costruendo aziende a basso consumo energetico, migliorando i processi produttivi, investendo nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie alternative, dedicando spazio e risorse a progetti che si occupano di riforestazione, miglioramento energetico, salvaguardia di oceani e specie animali, bonifica di siti inquinati e sensibilizzazione.

Le BigTech, ad esempio, hanno fissato l’obiettivo (ambizioso) di azzerare la carbon footprint entro il 2030, dirottando grossi investimenti nella costruzione di datacenter a basso impatto energetico, alimentati da fonti rinnovabili come l’eolico, il geotermico e il fotovoltaico, coinvolgendo anche i loro partner (clienti e fornitori) ad innescare una catena virtuosa.

Per fare qualche esempio: Meta (Facebook), Apple, Amazon e Google hanno già ridotto fortemente l’emissione di CO2 e puntano a diventare Carbon Neutral, cioè a zero emissioni, entro il prossimo decennio.

Addirittura Microsoft, che ha sempre dimostrato una particolare attenzione al benessere del pianeta e dei suoi abitanti, ha dichiarato di voler raggiungere l’obiettivo CARBON NEGATIVE entro il 2030: questo significa che stanno cercando non solo di evitare la produzione di anidride carbonica dalle proprie attività, ma di cercare di assorbirne più di quella che viene prodotta, raggiungendo un bilancio negativo.

Ma siamo ancora in tempo per cambiare le cose?

La sfida più grande da affrontare nel prossimo decennio è quella di ridurre al minimo il nostro impatto sul pianeta, puntando su ricerca e sviluppo per cercare metodi innovativi per produrre in maniera sostenibile, inquinando meno, incentivando la riforestazione, evitando gli sprechi di materia prima e valorizzando gli scarti per dargli nuova vita.

Fabio De Notariis

Autore Fabio De Notariis

Full Stack Web Developer