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Il bello della NewsLetter è che ti dà un riscontro immediato: è stato un fiasco? Va bene miglioreremo, meglio vivere di certezze, anche scomode, che di illusioni.

Come ultimo argomento di oggi vi vorrei parlare delle newsletter. Dal mio punto di vista, rappresentano l’unico argomento del passato che, con gli opportuni accorgimenti, può avere ancora molto da dire.

Anche in questo caso, ci troviamo di fronte ad una metodologia completamente misurabile e ancor più “targetizzabile”.

Il punto di partenza dell’invio di un certo numero di newsletter è avere gli indirizzi email. Può sembrare una cosa scontata, ma spessissimo questa è un’attività che non viene presa in considerazione, soprattutto perché mancano le email dei nostri interlocutori.

Per avere questi indirizzi, sostanzialmente ci sono tre metodi.

  • Il primo, il più semplice, è avere gli indirizzi dei propri clienti;
  • Il secondo è di averli raccolti nel tempo;
  • Il terzo è di acquistare questi indirizzi che possono anche essere suddivisi per categorie (questa però è una strategia del passato che oggi non dà molti frutti, e vedremo perché in un articolo futuro).

Ovviamente per questa attività, specialmente in Italia, dovremo tener conto del recente Regolamento sulla Privacy (GDPR), che comunque ricordo essere fortemente restrittivo nei confronti dei privati, abbiamo più possibilità di manovra quando ci rivolgiamo ad aziende.

I fattori che determinano il successo per l’invio di una newsletter sono:

  • Il periodo (in uno dei momenti di sensibilità sull’argomento);
  • l’ora di invio (se lo mandi all 5 del mattino, quando arriva in ufficio la butta nel cestino assieme alla altre 100);
  • l’oggetto, che deve essere furbo, intuitivo e che va ben pensato;
  • la dimensione che deve anche essere adatta al mobile: una percentuale importante dei nostri utenti la leggono sui cellulari;
  • la grafica (ovviamente);
  • la ricorsività (non troppo e neanche troppo poco);
  • e in ultimo il contenuto,la proposta che voi state proponendo al vostro utente. Ma in realtà la newsletter serve a rammentare della vostra esistenza, difficilmente lo beccate nel momento giusto, motivo per il quale l’operazione deve essere ripetuta, senza assillare.

Per finire, ci sarebbe tutto il tema dei cosiddetti FUNNEL gestiti con  sistemi di “email marketing automation”, vere e proprie macchine da guerra in grado di potenziare per 10 quello descritto sin qui. 

Fabio Polvara
Autore Fabio Polvara

CEO