L’e-commerce continua inesorabile ad un ritmo esponenziale, la sua crescita fulminea, con i suoi vantaggi e svantaggi. Come molti altri settori, il settore del commercio ha subito una trasformazione sostanziale: grazie alla crescente digitalizzazione, i consumatori di quasi tutti i paesi beneficiano dei vantaggi derivanti dagli acquisti online.
Questo aumento rilevante dell’e-commerce è stato, ovviamente, influenzato ed accelerato dalla pandemia globale, che ha costretto milioni di persone a rimanere a casa.
Questa impennata di ordini ha suscitato preoccupazioni per l’inquinamento ambientale associato alle consegne.
La società di consulenza Oliver Wyman calcola che il canale fisico produce in media 2,3 volte più emissioni di CO2 per unità di prodotto venduto rispetto al canale online, poiché coinvolge molte più proprietà e veicoli nel processo.
Quindi sostanzialmente il traffico generato dalle consegne degli ordini online genera emissioni di CO2 inferiori rispetto al commercio fisico, questa è la tesi sostenuta dalla società di consulenza Wyman nel suo studio “L’e-commerce è buono per l’Europa?”
Lo studio indipendente, commissionato da Amazon, evidenzia che le vendite online sono cresciute in media del 31% in Europa tra il 2019 e il 2020, trainate dalla pandemia. In Italia l’aumento è stato del 20%, leggermente sotto la media, ma comunque una buona percentuale.
Molte persone iniziano a chiedersi se l’e-commerce sia positivo per l’Europa.
Le loro previsioni indicano anche che questo fenomeno è lontano dal raggiungere il suo apice. La stima è che il canale online rappresenterà il 30% di tutte le vendite al dettaglio in Europa nel 2029, rispetto all’11% nel 2019.
Inquina di più il commercio online o l’acquisto nei negozi fisici?
Per rispondere a questa domanda, Reinvent your City di Greenpeace ha prodotto un rapporto intitolato ‘Impatti ambientali e alternative al commercio online’. Come sottolinea Wyman, negli ultimi anni, con la rapida crescita dell’accesso a Internet in tutto il mondo, anche il numero di acquirenti digitali continuerà ad aumentare ogni anno.
In generale, i siti web dei commercianti hanno generato quasi 22 miliardi di visite a giugno 2020, rispetto ai 16,07 miliardi di visite globali a gennaio 2020. Questo risultato, ovviamente, deriva dall’effetto della pandemia covid-19 del coronavirus SARS-CoV-2.
È meglio, in termini di emissioni, acquistare online o recarsi nel punto vendita più vicino?
La risposta è complicata. In teoria, l’e-commerce non è, di per sé, più inquinante del commercio tradizionale nei negozi fisici. Al contrario: acquistare online a prima vista sembra un buon modo per ridurre l’inquinamento causato dal movimento autonomo di milioni di consumatori verso il punto vendita.
In pratica, però, l’ impronta ecologica dell’e-commerce dipende da diverse variabili . Secondo Fabio Iraldo, docente all’Istituto di Management della Scuola Sant’Anna di Pisa , ad esempio, in termini ambientali, acquistare online è conveniente quando il cliente deve percorrere una distanza significativa per recarsi in negozio (si stima che più di 15 km).
Se il negozio fisico serve clienti nel raggio di 15 km, la sua sostituzione con il negozio online è dannoso in termini ambientali.
L’impatto ambientale e la riduzione di emissioni di CO2
Secondo uno studio del MIT (Massachusetts Institute of Technology), l’introduzione di percorsi circolari per camion e furgoni potrebbe ridurre le emissioni di CO2 per pacco fino al 50%, rispetto ai viaggi individuali in veicoli privati.
Lo studio stima che l’impatto ambientale del commercio elettronico è fino al 15% minore in termini generali rispetto a quello del commercio tradizionale. Grazie a questi percorsi, ogni consumatore che acquista il prodotto online, evita di recarsi in negozio per trovare e acquistare il prodotto. Al contrario, il suo pacco viaggia insieme con quelli di altri consumatori in un unico veicolo che esegue un unico percorso di consegna. Il risparmio di chilometri ed emissioni è direttamente proporzionale al numero di ordini effettuati.
Nonostante il costo ambientale degli imballaggi continui ad essere più elevato, si stanno facendo passi in avanti attraverso l’utilizzo di contenitori riutilizzabili, riciclati e l’eliminazione della plastica e la sua sostituzione con il cartone riciclato e altri materiali eco-compatibili.
La riduzione delle emissioni di CO2 è in linea con il pacchetto “Fit for 55” presentato da parte della Commissione Europea, con cui l’Unione si pone entro il 2030 l’obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica del 55% rispetto al 1990.